Le Dolomiti Lucane: un percorso tra cielo e roccia

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Pronti per la partenza

La montagna ti libera dalle catene della vita quotidiana, ti rigenera e ti mette alla prova. La montagna ti sfida a far uscire quella forza che è sempre stata dentro di te, ma che non sapevi di avere. La montagna è respiro, forza, dolore, gioia, paura,… la montagna è la vita.
Dopo questo esordio appassionato potrà sembrare che io abbia scalato il monte Everest, in realtà ho solo percorso una delle vie ferrate delle Dolomiti Lucane. Per me è stato molto di più: un desiderio che finalmente si è avverato, volevo provare a fare qualcosa di nuovo per mettermi alla prova e superare dei limiti. Devo ammetterlo però… è stato un po’ più difficile di come me l’ero immaginato!

Ma procediamo con ordine.
La via ferrata delle Dolomiti Lucane è un percorso attrezzato che permette di scalare e raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili, che offrono al visitatore uno sguardo inedito sul meraviglioso paesaggio circostante. Ci troviamo nel cuore della Basilicata, tra Castelmezzano e Pietrapertosa, dove sorgono i caratteristici rilievi montuosi con le spettacolari guglie e creste. Quest’area la si può visitare facendo una passeggiata attraverso i suoi numerosi sentieri, dall’alto con Il volo dell’angelo, oppure percorrendo la via ferrata come abbiamo fatto noi.

Una parte del percorso

I due tratti che compongono la Via Ferrata delle Dolomiti Lucane sono la via ferrata Salemm sul versante di Castelmezzano con una lunghezza di 1.731 metri e un dislivello di 249 metri e la via ferrata Marcirosa sul versante di Pietrapertosa con una lunghezza di 1.778 metri e un dislivello di 331 metri.

Noi siamo partiti da Castelmezzano e abbiamo percorso la via ferrata Marcirosa, lungo la quale sono posizionati due ponti tibetani di 7 e 10 metri. Abbiamo anche attraversato il ponte nepalese – 72m di lunghezza e 35 m di altezza massima da terra – sospeso sul torrente Caperrino, che collega i punti di partenza delle due vie ferrate. Contrariamente a quanto credessi, i ponti sono i tratti che mi hanno spaventata meno e che mi sono piaciuti di più, anche perché da lì sopra sono riuscita a guardarmi intorno e ad ammirare un po’ di più il paesaggio. Durante la ferrata ero troppo impegnata a guardare dove mettere i piedi, agganciare i moschettoni e capire come muovermi. Ammetto che in alcune occasioni ho avuto un po’ di difficoltà, mi sono accorta che mi tremavano leggermente le braccia e non ho ancora capito se era dovuto allo sforzo fisico o alla paura! Ma alla fine ci stava, era una cosa totalmente nuova per me e dovevo imparare a muovermi correttamente. Per questo motivo è fondamentale farsi accompagnare da persone esperte che sappiano guidarci nei movimenti e aiutarci a prendere tutte le misure di sicurezza necessarie. È vero che si tratta di un percorso classificato come poco difficile (EEA), però non bisogna mai trascurare la propria sicurezza, per questo motivo è obbligatorio l’uso di un materiale minimo di equipaggiamento: casco per alpinismo, imbracatura, set completo da ferrata a Y, scarponi e guanti da ferrata. Tutto l’equipaggiamento (tranne gli scarponi) si può noleggiare direttamente sul posto, basta visitare il sito delle Dolomiti Lucane per avere tutte le informazioni necessarie.

Castelmezzano

Siamo partiti verso le 9 e nella prima parte di percorso non ho sofferto molto il caldo, c’erano molte zone in ombra e le temperature non erano molto alte. Quando siamo arrivati in cima però, la parete della roccia era esposta al sole e lì ho sudato parecchio.
Per il caldo o per la fifa? Il caldo, di sicuro era per il caldo!
Consiglio: portatevi almeno due bottigliette d’acqua, che poi potrete riempire nuovamente alle fontane lungo il percorso. Vi meraviglierete di quanta acqua avrete bisogno! Verso le 13 siamo arrivati a Pietrapertosa, il percorso della via ferrata Marcirosa finisce proprio sotto la pedana di partenza del Volo dell’Angelo. Da lì, dopo una breve sosta per rinfrescarci, cambiarci e prendere fiato, siamo tornati a Castelmezzano attraversando il Percorso delle sette pietre. Lungo il sentiero di circa due chilometri, riecheggiano storie e antiche leggende contadine tramandate oralmente nei secoli e raccolte da Mimmo Sammartino nel romanzo Vito ballava con le streghe (Hacca Edizioni).

Una bellissima esperienza che consiglio di fare, almeno una volta nella vita, a tutte quelle persone che come me sono amanti della montagna e dello sport all’aria aperta.

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