Ippoterapia: un aiuto per tornare ad amare la vita

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Questa è una storia d’amore verso se stessi, verso la vita e tutto ciò che di bello c’è in essa. Per poter godere della luce però è necessario saper attraversare il buio, perché l’una non può esistere senza l’altro. A volte l’aiuto che ci serve può provenire da dove meno ce lo aspettiamo. Me lo ha raccontato Carmela Guglielmi, che dopo un periodo difficile è tornata ad amare la vita e ha deciso di raccontare la sua storia per poter essere d’aiuto a chi sta attraversando un momento di difficoltà.

Partiamo dall’inizio. Quando hai capito che c’era qualcosa che non andava?
Circa otto anni fa mi sono resa conto che non stavo al cento per cento per tutta una serie di motivi. Ho un problema alla cervicale, che in quel periodo si era accentuato, quindi avevo spesso dei giramenti di testa, degli sbandamenti. Ero sola a casa con due bambini piccoli, perché mio marito lavorava all’estero. Quando poi è venuta a mancare mia madre il senso di malessere che avvertivo si è accentuato molto di più. Vivevo costantemente in ansia, avevo paura di uscire, ogni minimo dolore mi spaventava e mi dava fastidio anche stare in mezzo alla gente. Il momento peggiore della giornata era la sera, quando avevo costantemente questo senso d’instabilità e vertigini. Però mi è sempre stato detto che tutto questo era dovuto al problema, anche piuttosto importante, che avevo alla cervicale. Quindi sono andata a Roma da un chiropratico e lui mi ha curata per la parte che competeva a lui. Parlando con me però mi disse che secondo lui alcuni dei sintomi che avevo non erano legati al problema alla cervicale, ma piuttosto si trattava di attacchi di panico. Lui mi disse: “secondo me soffri di depressione”. 

Come hai vissuto la consapevolezza di avere questo problema?
Non è stato facile accettarlo, perché in un primo momento l’ho vissuto come una sconfitta.
Durante la visita il dottore mi consigliò la Pet Therapy (terapia con gli animali) o meglio l’Ippoterapia, perché visti i problemi che io avevo nello stare in luoghi chiusi, secondo lui poteva aiutarmi praticare delle attività all’aria aperta e a contatto con la natura. Sono uscita da quello studio un po’ stravolta e, sinceramente, credevo poco che questo potesse aiutarmi. Però mi rendevo conto che qualcosa dovevo pur fare. Così ho ripensato al consiglio del dottore, perché effettivamente riuscivo a calmarmi quando passeggiavo nei boschi. Il contatto con la natura mi aiutava, così ho deciso di provare e seguire il suo consiglio.

In quel periodo eri seguita anche da un Dottore? Perché ricordiamolo che in questi casi è molto importante farsi aiutare da figure professionali adatte e competenti.
Sì, ero seguita da un dottore. In questi casi è molto importante rivolgersi ad un professionista, farsi aiutare è il primo passo per stare meglio.

Carmela con l’istruttore Stefano Summa

È stato facile trovare un maneggio per fare ippoterapia?
No, non è stato facile. Nei primi maneggi in cui sono andata, i gestori mi guardavano dalla testa ai piedi, come a voler dire “ma cosa vuoi fare tu alla tua età e con il tuo fisico”. Mi sentivo giudicata dai loro sguardi e questo mi faceva stare peggio. Mi ero già rassegnata a non trovare aiuto, finché poi una mia cugina mi ha detto: “hai provato a rivolgerti alla Valle dei cavalli?” Così ci sono andata , ma non nutrivo più molte speranze. Lì ho incontrato Stefano Summa – responsabile del dipartimento di tiro con l’arco a cavallo, istruttore di equitazione e guida equestre – e gli spiegai che venivo da una condizione di salute un po’ particolare e che mi era stato consigliato di fare ippoterapia. Gli ho chiesto: “mi puoi aiutare?” e lui mi ha risposto semplicemente: “e perché no!” Così ho provato subito sollievo, mi sono sentita accolta e già la sera sono ritornata a casa con uno spirito diverso. Dopo due giorni da quell’incontro ho iniziato.

Com’è stato il tuo primo contatto con i cavalli?
È stato qualcosa di inspiegabile, una grande emozione. La mia prima lezione è stata una passeggiata a cavallo in una pianura e nel momento in cui vivevo quell’esperienza non mi sembrava vero di aver avuto la forza e il coraggio di farlo. Soprattutto dopo quello che avevo vissuto, stare lì a cavallo a passeggiare circondata dalla natura, non mi sembrava vero. Ho iniziato questo percorso, sempre affiancata dall’istruttore che mi seguiva ad ogni minimo passo. Un’altra cosa bella è che in questa avventura ho coinvolto anche i miei figli e sono diventati grandi appassionati.

Quando ti sei accorta che qualcosa stava cambiando, che iniziavi a stare meglio?
Dopo soli tre mesi che frequentavo il maneggio mi sentivo già un’altra persona e anche chi mi incontrava si accorgeva del mio cambiamento. Quello che i cavalli mi hanno dato, il loro contatto, è difficile da raccontare. È un’emozione che va vissuta. I cavalli sono esseri davvero sensibili.
Mio marito notando questo miglioramento mi ha regalato una cavallina. Si chiama Nala e l’affetto che provo per lei e che lei ricambia è immenso. L’ho cresciuta e per me rappresenta tanto. Ancora oggi se qualche giorno non sono proprio al massimo, come capita a tutti noi, mi basta starle vicino per sentirmi di nuovo bene. È importante anche incontrare le persone giuste, nel posto giusto.

Carmela con l’attestato di Guardia Equestre Ambientale Nazionale

Quali sono le attività che fai al maneggio?
Facciamo diverse attività, dal trekking al tiro con l’arco a cavallo. Inoltre, svolgendo questi sport ho avuto la possibilità di confrontarmi e conoscere anche tanta gente. Il contatto con i cavalli mi ha aiutato a migliorare anche il mio carattere, prima ero impulsiva e rimuginavo sulle cose, mentre adesso sono serena e anche se qualcuno ha un atteggiamento che non mi piace lo prendo con filosofia e lascio andare.
Da quando ho iniziato a frequentare il maneggio, mi sono riavvicinata alla fede che avevo un po’ perso con la morte di mia madre. Insomma tutte queste esperienze mi hanno cambiato la vita. Non so come dirlo meglio di così!

Credimi, dal modo in cui lo racconti emerge tutta la passione e l’amore che provi. Mi hai contattata perché ci tenevi a raccontare la tua storia, anche per dare una speranza a chi in questo momento sta vivendo un periodo difficile. Quale messaggio vuoi mandare a chi ci legge?
Nella vita non bisogna arrendersi. Mai darsi per vinti, lo ripeto anche ai miei figli. Ringrazio Gesù per avermi fatto incontrare quelle persone, in quel luogo e per la persona che sono oggi. Spero che la mia storia possa aiutare chi sta attraversando un periodo difficile. Il mio motto è “Solo chi sogna può volare”. Bisogna avere la forza di dire “ce la posso fare”.

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