Fridays For Future

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Perché studiare per un futuro che forse non arriverà mai?
Perché dedicare tanto sforzo per ricevere un’educazione, se poi i nostri governi non ascoltano chi è istruito?
Sono queste le domande che si pone Greta Thunberg, ragazza svedese di 16 anni, che da diversi mesi è impegnata nel suo climate strike, uno sciopero dalla scuola che ripete tutti i venerdì.

Greta inizia a interessarsi alle questioni ambientali quando, all’età di 8 anni, le parlano per la prima volta del cambiamento climatico e dei danni che esso comporta. Da quel momento non si da pace, non riesce a capire perché di fronte a una questione così essenziale e determinante per le sorti del pianeta e della civiltà umana non si faccia ogni sforzo possibile per rimediare. Così, da agosto dello scorso anno, Greta ha iniziato a saltare la scuola tutti i venerdì per andare a sedersi davanti al Parlamento svedese esibendo il cartello “Skolstrejk för klimatet” (sciopero dalla scuola per il clima). È l’inizio dei Fridays For Future (venerdì per il futuro), un tipo di protesta civile ma rivoluzionaria, che ha avuto una eco imprevista grazie al supporto di altri studenti, della stampa e dei social media. Oggi Fridays For Future è diventato un movimento globale di sensibilizzazione sui rischi del global warming.

«Non fare nulla – come ad esempio sedere fuori dal Parlamento – parla molto più forte rispetto al fare qualcosa. Proprio come un sussurro a volte fa più rumore di urlare.»

Nel corso della conferenza sui cambiamenti climatici dell’ONU (COP 24) di Katowice – tenutasi a dicembre 2018 – sono state approvate le regole che dovrebbero rendere operativo l’Accordo di Parigi. Nel corso della Conferenza è intervenuta anche Greta con un discorso emozionante e allo stesso tempo fortemente critico verso la classe politica mondiale.

Il discorso di Greta Thunberg al COP24

«La civiltà viene sacrificata per dare la possibilità a una piccola cerchia di persone di continuare a fare profitti. La nostra biosfera viene sacrificata per far sì che le persone ricche in Paesi come il mio possano vivere nel lusso. Molti soffrono per garantire a pochi di vivere nel lusso.»

Dallo scorso novembre, Fridays For Future ha coinvolto sempre più studenti in tutto il mondo raggiungendo numeri impressionanti: fino a 50 mila in Inghilterra e Germania, 35 mila a Bruxelles, 20 mila in Svizzera. Seppure con qualche settimana di ritardo, la voglia di partecipare a questo processo di sensibilizzazione è arrivata anche in Italia, dove moltissimi studenti hanno iniziato a organizzare manifestazioni nelle diverse città della penisola.
Anche l’Italia il 15 marzo scenderà in piazza in occasione del Global Climate Strike, per chiedere una maggiore giustizia climatica, perché tre anni dopo la firma dell’Accordo di Parigi molte delle promesse fatte dai governi e dalle istituzioni di tutto il mondo devono ancora trasformarsi in azioni concrete.

Se vuoi saperne di più o partecipare agli eventi futuri,
puoi trovare ulteriori informazioni qui.

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