Quattro chiacchiere con lo zio Frank

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415025_114518265334593_1956591059_oMolti di noi hanno avuto uno “zio d’America” o comunque hanno sentito parlare di parenti lontani che sono emigrati nel Nuovo Continente: alcuni hanno fatto fortuna o quanto meno hanno condotto una vita dignitosa, mentre altri sono partiti e di loro non si è più avuta notizia.
Noi vi raccontiamo la storia di Frank Galasso, originario di Lella di Filiano, oggi ha 92 anni, ma rimane ancora in contatto con i suoi parenti italiani comunicando attraverso l’ e-mail e i social networks. A 25 anni Frank ha iniziato la sua carriera di reporter scrivendo notizie per una stazione radio di Rome (NY), successivamente fu assunto come fotoreporter presso il “Rome Daily Sentinel” giornale locale. Frank è nato negli USA ma non ha mai dimenticato le sue origini italiane, infatti, è tornato quattro volte a Filiano. La prima volta fu nel maggio del 1968 e in quell’occasione ebbe il tempo di restare solo un giorno. Arrivò a Filiano alle 8 di mattina e per caso incontrò Canio Martinelli, vigile urbano del Comune di Filiano, nonché suo cugino. Canio Martinelli lo accompagnò a Lella a trovare i suoi parenti e a visitare quel paese che i suoi genitori avevano portato sempre nel cuore e che non avevano mai dimenticato. Ad agosto 2009 Frank è tornato a Filiano con la figlia Eileen e il nipote Brendan Ginsburg. Durante questa visita ne abbiamo approfittato per sapere qualcosa di più sulle sue origini. Riportiamo qui la storia del viaggio dei suoi genitori negli Stati Uniti d’America.

«Mio padre Vito Galasso è nato il 4 marzo 1886 ed era uno di sei fratelli. I miei genitori si sposarono il 13 ottobre 1906 e mio padre sarebbe dovuto partire per gli Stati Uniti il 3 dicembre dello stesso anno, insieme ad un altro gruppo di suoi compaesani. Il viaggio fu rinviato a causa di uno sciopero dei marinai e dopo venti giorni di attesa, furono costretti a tornare a Filiano poiché avevano terminato tutti i soldi. Il gruppo arrivò in paese a notte tarda e mia madre preparò loro una polenta di farina di mais, che divorarono. Tornarono a Napoli solo il 16 luglio 1907 e da lì partirono per gli Stati Uniti.
Mia madre Carmela Summa in Galasso lasciò la masseria Lella il 13 settembre 1913, insieme con suo fratello più giovane Daniele Summa, il quale all’epoca aveva solo 15 anni. Lei era diretta a Rome (NY) per ricongiungersi con il marito.
Mia madre e lo zio Daniele partirono con la nave da Napoli il 15 settembre 1913. Il mare fu molto agitato i primi giorni, tanto che mia madre, la quale non aveva mai preso una nave in vita sua, soffrì il mal di mare. Per fortuna i giorni successivi non ci furono più turbolenze. Il pranzo veniva servito tra le 11:00 e le 16:00 e consisteva in uova, riso, indivia e maccheroni con pochissima salsa. Mia madre, da buona italiana, però aveva portato con sè un borsa contenente formaggio grattugiato (il tipico formaggio pecorino di Filiano) e con quello riuscì a dare un po’ di sapore in più al cibo.
La nave arrivò a New York city la mattina del 26 settembre 1913. I passeggeri sbarcarono sulla 49esima strada e da lì vennero trasportati con delle imbarcazioni più piccole a Ellis Island dove furono sottoposti ad una visita medica e ad una serie di test, tra cui anche uno per valutare il loro quoziente intellettivo: dovevano collocare diversi blocchi geometrici nelle apposite sedi.
Mia madre lasciò Ellis Island il giorno successivo, con solo 100 lire a disposizione. Non aveva mangiato niente tutto il giorno, era affamata, però lei e lo zio Daniele presero comunque il treno per Rome. Un uomo che era diretto ad Utica offrì loro un pezzo di pane e una scatola di sardine. Cambiarono treno ad Albany e arrivarono alla stazione di Rome (situata su South James Street) in anticipo, perciò non si incontrarono con mio padre. Un poliziotto li accompagnò a Bouck Street dove mio padre aveva affittato un appartamento. La casa era di proprietà di un uomo di origine italiana che affittava appartamenti a $ 6.00 al mese. Mia madre disse di essere rimasta molto sorpresa dal fatto che tutte le case erano fatte di legno, poiché all’epoca in Italia erano tutte in pietra o in muratura. Lo zio Daniele iniziò a lavorare con mio padre alla ferrovia di New York Central. Poi fu assunto come impiegato alla General Cable grazie all’aiuto di Paolo Telesca, anche lui originario di Lella. Così è cominciata la nostra avventura negli States!».

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