Intervista a Don Mariano Spera

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Ci sono persone che sono la storia di un paese. Il loro lavoro, la dedizione e la disponibilità contribuiscono alla crescita di un’intera comunità. Questo è il caso di Don Mariano Spera che per 56 anni ha svolto con instancabile devozione il suo servizio pastorale presso la Parrocchia di Filiano.
Sabato 18 settembre alle ore 18:30 presso la Chiesa parrocchiale di Filiano “Maria SS del Rosario”, la comunità si riunirà in preghiera per ringraziare Don Mariano.
Anche io ci tenevo a dare il mio contributo per ringraziarlo di essere stato una presenza costante nella vita di tutta la mia famiglia. L’ho fatto nel modo in cui mi riesce meglio: raccontando la sua storia.

Qual è stata la tua prima impressione quando sei arrivato a Filiano?
La prima impressione è stata di delusione. Infatti quasi volevo rinunciare, però poi accettai come atto di ubbidienza nei confronti di Monsignor Augusto Bertazzoni, la cui Curia Vescovile mi aveva assegnato l’incarico. Presi servizio l’1 agosto 1965.

Perché questa delusione?
Be’, io ero cresciuto a Tito e poi avevo fatto il Vice Parrocco a Viggiano che erano due paesi molto più grandi e dove c’era già tutto. Quando sono arrivato a Filiano nel 1965 invece era ancora un piccolo paese e in alcune parti del territorio non c’erano nemmeno le strade asfaltate. Ricordo che la prima persona che incontrai fu tuo nonno Canio Martinelli, che era in servizio come vigile urbano, il quale notando la mia delusione mi disse: “Eh, quissë è lu paisë!” (questo è il paese).

Poi però sei rimasto qui per 56 anni, quindi alla fine hai cambiato impressione su Filiano?
Sì, sì. Sono state le persone di questa comunità che mi hanno fatto cambiare impressione. Mi hanno accolto sempre con calore e io, in cambio, ho sempre cercato di mantenere un contatto continuo con le persone, offrendo loro il mio aiuto.

Quali sono stati i momenti più belli?
I ricordi più belli sono legati a quando insegnavo nelle scuole. Questo mi ha permesso di rimanere a contatto con i parrocchiani di tutto il territorio comunale, perché prima c’era una scuola in ogni frazione e contrada. Poi celebravo messe anche a Scalera e Dragonetti.

Ci sono stati momenti difficili?
Sì, come tutte le cose della vita. Il periodo più difficile fu senz’altro durante il terremoto del 1980: quasi tutte le chiese divennero inagibili e per molto tempo le messe furono celebrate nel salone parrocchiale. Io in quel periodo lavorai molto e feci del mio meglio per aiutare tutte le persone che avevano subito perdite ed che erano in difficoltà.

Ti dispiace dover andare in pensione?
Fino a un po’ di tempo fa, grazie all’aiuto di alcuni fedeli collaboratori, riuscivo ancora a lavorare ma adesso è giusto che anche io mi riposi. Ho accompagnato intere generazioni lungo la loro vita cristiana: dal battesimo al funerale. Adesso qualcuno mi chiede se me ne andrò proprio da Filiano, ma io rispondo che resterò comunque qui. Filiano è casa mia.

Vuoi dare un consiglio al nuovo Parroco che ti sostituirà?
Di essere sempre aperto al dialogo e disponibile ad ascoltare i bisogni della comunità.

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