Kintsugi, l’arte della resilienza

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Il mio vecchio orologio

Nel XV secolo in Giappone viveva uno shogun di nome Ashikaga Yoshimasa, il quale era molto legato ad una sua tazza da tè. Un giorno questa tazza si ruppe e lo shogun capì che non era ancora pronto a liberarsene, così decise di affidarla ad alcuni ceramisti cinesi affinché la aggiustassero. Questi ultimi, però, si limitarono a rattoppare alla meglio tutti i cocci con legature metalliche poco estetiche. Il risultato finale era orribile, ma il suo proprietario non si arrese e decise di ritentare, affidando la sua adorata tazza ad alcuni ceramisti giapponesi. Questi, rimasti colpiti dalla tenacia dello shogun, decisero di adottare una nuova tecnica: ricoprirono tutte le linee di rottura con della colla mischiata a della polvere d’oro, rendendo la tazza ancora più bella di quanto lo fosse prima.
Nacque così l’antica arte del kintsugi, che letteralmente significa “riparare con l’oro”. Si tratta di una pratica zen che si fonda sull’idea della transitorietà delle cose: nulla è eterno, nulla è perfetto, ma tutto può essere reinventato. Il kintsugi, c’insegna che la rottura di un oggetto non rappresenta più la sua fine, ma è l’arte della resilienza: le difficoltà della vita e gli eventi traumatici a volte ci spezzano e ci feriscono, lasciandoci segni e cicatrici, ma sono proprio questi che rendono ognuno di noi una persona unica e preziosa.

Oggi ho provato ad adottare questa tecnica per ridare nuova vita ad un oggetto a cui sono molto legata. Si tratta di un grande orologio che mi regalò mia zia molto tempo fa. Non è un oggetto prezioso, ma io ci sono molto affezionata forse perché è sempre stato lì, sull’anta del mio armadio, a segnare l’ora e a ricordarmi di essere pronta nei momenti più importanti della mia vita.
Un giorno però, ha smesso di funzionare. Ho provato a cambiare le pile, ma niente… non andava più!
Devo dirlo a papà” mi sono detta “di sicuro lui è in grado di aggiustarlo.
E così è stato per un po’. Papà ha cambiato l’intero meccanismo e il mio orologio ha ripreso a funzionare! Eppure c’era qualcosa che non andava: faceva strani rumori e ogni tanto si bloccava. Poi una sera, di nuovo, ha smesso di funzionare. Allora ho capito.

Il mio orologio dei ricordi

Forse è arrivato il suo momento” ho pensato “Oppure, semplicemente, il mio orologio è stanco di segnare l’ora e basta… forse vuole fare altro. Forse vuole reinventarsi!
Dopotutto è da una vita che non fa altro che segnare l’ora… che noia! Quindi mi sono ricordata dell’arte del kintsugi e ho pensato che potevo dagli un nuovo scopo e renderlo più prezioso… più prezioso per me.
Come potevo farlo? Mettendoci dentro un po’ della mia vita, magari un ricordo. Sì, il ricordo di uno dei miei viaggi più belli: il viaggio a New York nel 2016!
Ed eccolo qui, il mio orologio dei ricordi, di nuovo con me nella mia stanza e più bello e prezioso di prima.

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