Un viaggio inaspettato – parte seconda
Dov’eravamo rimasti?
Ah sì. Dopo la prima giornata a Stonehaven e la visita al Castello di Dunnottar, siamo ritornati a Edimburgo.
Il Castello di Edimburgo
L’arrivo in città non è stato dei migliori. Pioveva a dirotto e c’era vento, in più avevamo da trasportare anche i trolley e nonostante il nostro albergo fosse a due passi dalla stazione di Waverley, ci siamo arrivati bagnati fradici! Devo dire però che le piogge – da quello che ho potuto constatare in quei quattro giorni di permanenza in Scozia – per quanto fossero forti e frequenti, duravano poco.
Giusto per mantenere una certa coerenza tematica in questo viaggio, la prima cosa che abbiamo visitato ad Edimburgo è stato il castello, che s’innalza maestoso sopra la città.
Il castello di Edimburgo è una delle attrazioni più visitate di tutta la Scozia, per questo motivo può essere molto affollato, soprattutto nei mesi estivi. Per evitare file e lunghe attese, quindi, è consigliabile acquistare il biglietto d’ingresso online prima della visita e riuscire ad essere lì intorno alle 9.30, orario di apertura.
La storia millenaria del castello narra che tra quelle imponenti mura si sono succeduti molti popoli diversi: i romani, gli angli, i normanni, gli inglesi e anche i pirati dei Caraibi, i quali nel 1720 furono catturati al largo di Argyll e dopo essere stati richiusi nelle anguste prigioni del castello, furono impiccati poco tempo dopo. Che brutta fine!
Oggi, il Castello di Edimburgo è simbolo di orgoglio nazionale e custodisce tutte le più importanti testimonianze della storia militare scozzese. Inoltre, al suo interno si svolgono anche alcune delle manifestazioni più importanti della Scozia, come ad esempio ad agosto, il Festival di Edimburgo, che in realtà è un insieme di festival indipendenti. All’interno di questo festival si svolge anche un evento a tema militare: il Royal Military Tattoo. Durante questa “parata militare”, diverse bande si esibiscono in danze tradizionali e sfarzose marce militari. Oltre all’esercito britannico, padrone di casa, si può assistere alle performance degli eserciti dei Paesi appartenenti al Commonwealth e, negli anni più recenti, anche di eserciti provenienti da tutte le parti del mondo.
Insomma, si direbbe un evento da non perdere!
Ma che noi abbiamo perso… infatti al nostro arrivo al castello stavano già rimuovendo tutto. Il festival era terminato da pochi giorni.
E niente, ci vuole fortuna anche in questo!
Ma dai, poco male, avevamo ancora tutta una città da scoprire.
Old Town
Terminata la visita al castello siamo scesi in città e senza una meta precisa abbiamo iniziato a passeggiare tra le vie della Old Town. Gli alti edifici secolari, i vicoli stretti e in salita, l’atmosfera gotica che si respira ad ogni passo, rendono la Old Town la zona più amata di Edimburgo. Dietro al fascino di questo quartiere, si nasconde però una storia tutt’altro che piacevole.
Nel 1513, gli scozzesi persero contro gli inglesi, in quella che fu la più grande battaglia combattuta nella loro storia (la battaglia Flodden Field). Nel corso di questo scontro gli scozzesi persero anche il loro re Giacomo IV.
Da quel momento, temendo altre invasioni di nemici, furono costruite delle resistenti mura attorno alla città (Flodden Wall), di cui oggi rimangono solo alcuni resti. Le temute invasioni non si verificarono mai, ma negli anni la città ha continuato a crescere, le case furono costruite sempre più vicine, addossate le une alle altre. Ad un certo punto, non potendo espandersi in larghezza, ha iniziato a farlo in altezza. Questa sovrapposizione, questo sovraffollamento raggiunse livelli inconcepibili e le condizioni igieniche divennero sempre più precarie, tanto che iniziarono a svilupparsi malattie e pestilenze che decimarono la popolazione.
La situazione migliorò intorno al Settecento, quando in seguito all’unificazione con l’Inghilterra, furono avviati diversi progetti di bonifica e ampliamento della città, grazie ai quali si sviluppò la parte della città che oggi conosciamo come New Town.
Calton Hill
Ad est della città nuova, alla fine di Princes Street, è situata Calton Hill, la collina soprannominata anche “Atene del nord” per i monumenti che la caratterizzano.
Vale la pena fare la piccola scarpinata per arrivare fin lassù, soltanto per godere del formidabile panorama di Edimburgo: una vista unica su tutta la città. Per il resto, dico la verità, sono rimasta un po’ delusa. Il Monumento Nazionale (National Monument) dedicato ai caduti durante le guerre napoleoniche; il Monumento a Nelson (Nelson’s Monument) eretto in onore del vice ammiraglio Nelson, dopo la vittoria e la sua morte nella Battaglia di Trafalgar; e infine, l’osservatorio della città non mi hanno trasmesso particolari emozioni.
People make Glasgow
L’ultima tappa di questo viaggio in Scozia è stata Glasgow, una città molto diversa da Edimburgo.
Ebbene sì, siamo stati passeggeri abituali della ScotRail!
Uno dei centri più vivaci e cosmopoliti di tutta la Scozia, Glasgow è caratterizzata da una grande varietà architettonica in stile vittoriano e da numerosi musei, pinacoteche e gallerie, tutte gratuite.
Oltre ad essere il più importante riferimento culturale del paese – si pensi alla sua famosa Università – è anche il principale centro economico della nazione, escludendo Londra.
Passando per George Square, la piazza principale della città, siamo arrivati alla Galleria di Arte Moderna, dove nel corso dell’anno vengono allestite diverse mostre temporanee e interessanti workshop. Io ho ancora un po’ di problemi con l’arte moderna… però mi sto impegnando e anche se non la comprendo ancora bene, devo dire che alcune opere iniziano a trasmettermi qualcosa.
Altra tappa obbligatoria, a mio parere, è il Kelvingrove Art Gallery and Museum, un bellissimo palazzo di arenaria rossa, che definirei un “sussidiario di cultura”. Al suo interno c’è arte classica e contemporanea, archeologia, scienza, musica, tradizioni e culture da tutto il mondo.
Vorrei raccontare ancora tante altre cose di questo viaggio in Scozia, del cibo, delle persone, dei meravigliosi paesaggi, del freddo ma anche del caldo e poi della pioggia… e magari lo farò in futuro.
Per adesso mi fermo qui.
In conclusione, la Scozia mi ha dato tanto. Un po’ di acidità di stomaco e un bel raffreddore… sì, lo ammetto. Ma a parte questo, mi ha aiutato a sbloccare e caricarmi di nuovi stimoli, di nuove idee e di nuovi progetti.
Mi capita sempre così, ogni viaggio mi lascia qualcosa e quel qualcosa resta con me per sempre, non solo come ricordo, ma piuttosto è come se mi trasformasse. Viaggiare mi fa crescere.
Ad ogni viaggio, un pezzo di puzzle in più si aggiunge a tutti gli altri che sono già dentro di me. Alla fine è proprio così: “siamo i luoghi che visitiamo”.