Un viaggio inaspettato – parte prima

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Agosto era quasi finito… l’estate anche.
La tristezza incombeva su di me, come un nuvolone che preannuncia la tempesta.
Così, per combattere la malinconia ho acceso il computer e ho iniziato a riguardare le foto dei viaggi fatti in passato.
Quanto avrei voluto fare di nuovo la valigia e partire.
Per puro caso ho cliccato su Skyscanner. Ma tu guarda, alle volte…

Mmh, interessante. In effetti la Scozia mi ha sempre affascinata… ma no! Si era deciso che per quest’anno si faceva una pausa. Te lo ricordi, Maria?

L’idea di quel viaggio, però, aveva già messo radici e stava germogliando nella mia testa. Non riuscivo proprio a liberarmene. È bastato trovare qualcuno che assecondasse la mia idea e in un attimo i biglietti dell’aereo erano presi, l’albergo era prenotato e l’itinerario era deciso.
Eravamo pronti a partire: direzione Scozia!

Arrivo a Stonehaven

Stonehaven
Atterrati a Edimburgo abbiamo preso il pullman (Airlink – bus express h24) che collega l’aeroporto con i vari punti della città. Il biglietto si può acquistare direttamente alla fermata oppure online prima di partire. Noi abbiamo comprato il biglietto con open return: andata con ritorno aperto, cioè da utilizzare in qualsiasi altro giorno e senza definire un orario specifico per il rientro. In circa 30 minuti abbiamo raggiunto la fermata della stazione di Haymarket, dove abbiamo preso il treno per Stonehaven.
Stonehaven è una cittadina portuale che si affaccia sul Mare del Nord della Scozia – a due ore di treno da Edimburgo – nota soprattutto perché nella vicina località di Dunnottar, si trovano i resti di un antico castello situato su uno sperone di roccia a picco sul mare.
Il viaggio in treno è stato rilassante e per niente noioso, le due ore sono trascorse abbastanza velocemente. Lungo il tragitto ho ammirato tutta la bellezza dei paesaggi costieri; la forza gelida del Mare del Nord; i prati verdi, molti dei quali erano campi da golf; le caratteristiche cittadine così diverse da Edimburgo e alcuni attimi di vita quotidiana.
Siamo arrivati a Stonehaven verso le 7 di sera, aveva appena smesso di piovere e c’erano dei colori bellissimi. Lungo il tragitto dalla stazione all’albergo, non abbiamo incontrato molta gente per strada, dovevano essere già tutti rientrati da scuola e da lavoro, probabilmente stavano cenando.
In quel momento ho realizzato che sì, avevamo scelto proprio bene, sarebbe stata una bellissima vacanza!

Stonehaven War Memorial

Il castello di Dunnottar
La mattina dopo, indossate le scarpe da trekking e tutto il relativo equipaggiamento, ci siamo diretti verso il castello di Dunnottar. Ripensandoci, siamo stati davvero fortunati, perché quella mattina il tempo è stato davvero bello: cielo soleggiato, con qualche nuvola passeggera, ma niente pioggia.
Tutto quel verde, interrotto dal giallo delle distese dei campi di grano, la spiaggia svelata dalla bassa marea, i promontori e le rocce a picco sul Mare del Nord sono stati per me una ricarica di pace e tranquillità. Una boccata d’aria fresca, ecco! Mai quest’espressione fu più azzeccata!
A metà strada, lungo il percorso su una collinetta, è situato il War Memorial di Stonehaven, monumento dedicato a tutti gli uomini e a tutte le donne che hanno perso la vita durante la Grande Guerra. L’edificio, progettato dall’architetto John Ellis, ricorda un tempio in rovina e sugli architravi esterni sono riportati i nomi dei luoghi di alcune delle più sanguinose battaglie combattute durante la Prima Guerra Mondiale: Mons, Jutland, Gallipoli, Zeebrugge, Marne, Somme, Vimy e Ypres.
Dopo una piccola pausa, giusto il tempo di fare qualche foto, ci siamo rimessi in cammino. Man mano che ci avvicinavamo, il castello si rivelava in tutta la sua maestosa solennità.

Dunnottar Castle

Non si hanno notizie certe sul periodo in cui fu edificato, da alcuni scritti risulta che dal 5000 a.C. circa, il sito dove ora sorge il castello era abitato dalla popolazione celtica dei Pitti.
Il nome Dunnottar deriva dalla parola Pittica “Dun” che significa fortezza o luogo di resistenza. I Pitti erano politeisti e veneravano gli spiriti della natura. Alcune leggende legano la storia del castello alla figura della Green Lady (la Dama Verde), avvistata nei pressi delle cucine mentre cercava i suoi figli dispersi, quei Pitti che si erano convertiti al Cristianesimo, intorno al V secolo a. C.
Nel XII secolo, Dunnottar Castle divenne un insediamento cristiano e la prima cappella di pietra fu consacrata nel 1276. In seguito, il castello fu la dimora dei Conti Marischal, una delle più potenti famiglie scozzesi. Sono diverse le storie di cui questo castello fu protagonista, da nascondiglio dei gioielli della Corona al Whig’s Vault, quando nel 1685, 122 uomini e 45 donne, che si erano rifiutati di riconoscere la supremazia del re nelle questioni spirituali, vennero rinchiusi dal 24 maggio fino alla fine di luglio, nelle buie e malsane prigioni del castello, in condizioni igieniche pessime e con scarsissime scorte di cibo.
Nel 1715, l’ultimo Conte Marischal, George Keith, fu condannato per tradimento per aver preso parte alla rivolta giacobita e le sue proprietà, incluso Dunnottar Castle, vennero sequestrate dal Governo. Il castello versò in stato di abbandono fino al 1925, quando venne acquistato dalla famiglia Cowdray. I nuovi proprietari iniziarono un sistematico lavoro di ristrutturazione e da allora il Dunnottar Castle è aperto ai visitatori.

Chissà come doveva essere vivere qui, tra queste mura, mentre fuori imperversava la tempesta…
Brrrr! Mi fa freddo al solo pensiero!

Mentre visitavamo il castello, oltre al verso dei gabbiani e al vociare dei turisti, in sottofondo si sentiva una piacevole melodia celtica. Inizialmente pensai che fosse una musica registrata, ma poi mi sono accorta che c’era una troupe impegnata nella registrazione di un videoclip musicale. Solo in seguito abbiamo scoperto che la protagonista del video è una cantautrice e musicista famosa in Scozia: Eddi Reader.
Ad un certo punto c’è venuta fame. Perciò, terminata la visita, siamo tornati in paese. Dopo il pranzo, nel pomeriggio, siamo ritornati a Edimburgo.
Ma di questo parlerò nel mio prossimo articolo 😉

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