Un Riconoscimento alla dignità umana

Tempo di lettura: 2 minutiTempo di lettura: 2 minuti
Tavolo dei relatori

Lunedì 26 agosto a Filiano si è svolta la VII edizione del Riconoscimento Nazionale Nicola Maria Pace.
Il Riconoscimento di quest’anno ha riguardato il tema della tratta degli esseri umani e assume un significato notevole per tutto quello che sta avvenendo oggi nel nostro Paese e nel Mondo. Per la disumanità che si sta consumando nei confronti di tante donne, tanti uomini e tanti bambini che formano il foltissimo popolo dei migranti. La serata è stata introdotta dai saluti di Gerardo Melchionda di Libera Basilicata e del Sindaco di Filiano, Francesco Santoro, i quali hanno ricordato la persona e il lavoro del Giudice Nicola Maria Pace e i messaggi educativi e profondi che lui ha trasmesso a tanti uomini e donne, non solo di questa regione.

Questo riconoscimento serve a dare speranza a tutti per non vivere in solitudine questo brutto periodo della nostra storia.” ha ricordato Melchionda “Nei confronti di tutto ciò non possiamo rimanere fermi, diventare passivi testimoni o peggio, indifferenti. Per questo motivo abbiamo voluto assegnare il Riconoscimento 2019 a due persone speciali che hanno deciso di agire, di lasciare le loro attività quotidiane, per salvare le donne, gli uomini e i bambini, che tutti i giorni sono costretti ad attraversare il Mediterraneo.

Riconoscimento consegnato a Marica Sabia da Rosanna Greco, moglie del giudice Pace

I Riconoscimenti di quest’anno sono stati assegnati a Don Mattia Ferrari, parroco della diocesi di Modena e a Marica Sabia, che lavora da tempo con i migranti come operatrice sociale. Rispettivamente volontari sulle imbarcazioni “Mare Jonio” e “Alan Kurdi”.

Marica Sabia ha raccontato la sua esperienza dopo essere stata sulla nave ONG (Organizzazione Non Governativa) “Alan Kurdi”, che porta il nome del bambino siriano di tre anni vittima di un naufragio, di cui forse non ricordiamo il nome ma di sicuro ricordiamo l’immagine che ha fatto il giro del mondo. “Le ONG non sono solo gli occhi nel mare per salvare anche solo una vita, ma sono lì per testimoniare e raccontare ciò che avviene alle nostre frontiere.” ha spiegato Sabia “Questo riconoscimento è diverso da tutti gli altri ed è speciale perché è un riconoscimento alla normalità. Cosa c’è di più normale di salvare una persona che sta annegando?

Don Mattia Ferrari ha illustrato la storia, il lavoro e la sua esperienza con Mediterranea Savings Humans, una “piattaforma di realtà della società civile”, che ha molte similitudini con le ONG che operano nel Mediterraneo negli ultimi anni. “All’interno di questa piattaforma ci sono tante realtà diverse, tra cui anche la Chiesa Cattolica.” ha affermato Don Mattia “Con ironia, dico sempre che avrei dovuto evangelizzare i volontari sulla nave, ma sono loro che hanno mostrato il Vangelo vissuto a me.

Riconoscimento consegnato a Don Mattia Ferrari da Vincenzo Pace, figlio del giudice Pace

In conclusione, Don Marcello Cozzi ha ricordato la parabola del buon samaritano, che molto si addice a questo contesto. “Qualunque persona, qualsiasi sia il colore della sua pelle, qualunque sia il suo ceto sociale, che sia santo o peccatore, qualunque sia il motivo per cui si trova in difficoltà, qualunque sia la persona che lo soccorre, che sia un santo o peccatore anche lui non mi importa, qualunque sia il percorso fatto da chi lo soccorre, io penso che chiunque si trova in difficoltà va comunque, sempre soccorso. Questa è la legge dell’umanità. La dichiarazione universale dei diritti umani non parla mai di Dio ma è come se lo facesse, perché parla continuamente della dignità umana, che è la parte più sacrale dell’uomo.

Share Button