Frida oltre il mito

Tempo di lettura: 3 minutiTempo di lettura: 3 minuti

“Dall’1 febbraio al 3 giugno 2018 il MUDEC-Museo delle Culture di Milano celebra Frida Kahlo (1907 – 1954) con una grande e nuova retrospettiva. Un’occasione per vedere finalmente in un’unica sede espositiva dopo 15 anni tutte le opere provenienti dal Museo Dolores Olmedo di Città del Messico e dalla Jacques and Natasha Gelman Collection, le due più importanti e ampie collezioni di Frida Kahlo al mondo, e con la partecipazione di autorevoli musei internazionali che presteranno alcuni dei capolavori dell’artista messicana mai visti nel nostro Paese.”

Quando ho letto questa notizia ho subito pensato: devo vederla!
Così ho iniziato ad organizzare il viaggio e tutto il resto.
Martedì 13 marzo finalmente ero lì, al MUDEC di Milano per visitare la mostra dal titolo “Frida. Oltre il mito”.
Come hanno spiegato gli organizzatori, si tratta di un allestimento “di rottura” rispetto a tutte le mostre proposte negli ultimi anni. Grazie alle ricerche fatte nell’Archivio di Casa Azul – scoperto nel 2007 – oggetto di studi effettuati dal curatore Diego Sileo, la mostra propone nuove chiavi di lettura dell’artista messicana. La retrospettiva presentata al MUDEC delinea una trama inedita attorno a Frida Kahlo, riconsiderandone la figura “oltre il mito”, come racconta il titolo della mostra, che si sviluppa attraverso quattro sezioni: DONNA, TERRA, POLITICA e DOLORE.

Frida Kahlo nasce il 6 luglio del 1907 a Coyoacán, delegazione di Città del Messico. Preferiva affermare, però, di essere nata nel 1910, l’anno della rivoluzione messicana.

“Ho avuto due gravi incidenti nella mia vita. Il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego”

Il 17 settembre 1925, all’età di 18 anni, un terribile incidente cambiò drasticamente la vita di Frida. All’uscita di scuola, salì su un autobus per tornare a casa e pochi minuti dopo rimase vittima di un incidente causato dal veicolo su cui viaggiava e un tram. Le conseguenze dell’incidente furono subito gravissime per Frida: la colonna vertebrale le si spezzò in tre punti; si lesionò il femore e le costole; la gamba sinistra riportò 11 fratture; il piede destro rimase slogato e schiacciato; la spalla sinistra restò lussata e l’osso pelvico spezzato in tre punti. Inoltre, un corrimano dell’autobus le entrò nel fianco e le uscì dalla vagina.
Quella volta riuscì a sfuggire alla morte, quest’ultima però continuò a starle vicina sotto forma di dolore e sofferenza.
Dimessa dall’ospedale, fu costretta ad anni di riposo col busto ingessato nel letto di casa. Molte delle sue opere sono autoritratti, infatti lei stessa affermò: “Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio”. Dopo che le fu rimosso il gesso riuscì a camminare, con dolori con cui dovette convivere per tutta la vita. L’arte divenne presto la sua ragione di vita, così decise di sottoporre le sue opere a Diego Rivera, illustre pittore e uno dei più importanti esponenti del Muralismo messicano dell’epoca. Rivera rimase molto colpito dallo stile moderno di Frida, tanto che la prese sotto la propria ala e la inserì nella scena politica e culturale messicana. I due si innamorarono e nel 1929 si sposarono.

Nonostante l’enorme passione che li legava, il loro fu un amore molto travagliato e non mancarono i tradimenti da entrambe le parti. Tra tutte le infedeltà di Diego, però, quello che fece più soffrire Frida fu il tradimento con la sorella Cristina Kahlo, che portò la coppia al divorzio nel 1939. Incapaci di vivere separati, però, Frida e Diego si risposarono solo un anno dopo.
Nel corso della sua vita Frida dovette subire ben 32 operazioni chirurgiche.
Nel 1954, all’età di 47 anni, l’artista messicana muore a causa di un’embolia polmonare. Le sue ceneri sono conservate nella sua Casa Azul, oggi sede del Museo Frida Kahlo. Le ultime parole che scrisse nel suo diario furono: “Mi auguro che l’uscita sia allegra e spero di non tornare mai più.”

Una vita, quella di Frida Kahlo, fatta di numerose sofferenze fisiche e psicologiche. Una vita che ha sempre vissuto appieno, nonostante tutto. Fu la prima artista donna a fare del proprio corpo un manifesto, rivoluzionando il ruolo femminile nella storia dell’arte. Il corpo della donna è nelle sue opere, allo stesso tempo sacrificale e politico: un corpo che reagisce e rivendica un ruolo di uguaglianza.
Tutti questi aspetti emergono dalle opere esposte al MUDEC, un’esposizione che trasmette emozioni forti e che sicuramente vale la pena di visitare.

Share Button