Viaggio indietro nel tempo nella tradizione aviglianese

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Abito aviglianese del ‘700

Nel cuore del centro storico di Avigliano, poco dopo l’arco della piazza, c’è un luogo che custodisce le storie e gli antichi tesori della tradizione aviglianese. Un piccolo scrigno in cui ogni oggetto, ogni vestito e ogni foto ha un aneddoto da raccontare e che trova espressione nella voce di Annangela Lovallo.
Da più di trent’anni, Annangela realizza capolavori di ricamo e sartoria nel suo negozio-laboratorio “Il filo di Arianna” e da tre anni ha allestito anche uno spazio espositivo in un locale adiacente al suo storico negozio. Lo stesso locale dove una volta c’era la cantina di Bartolo Perrotta, nota come “Il grottino dell’arco”, storica trattoria di Avigliano in cui si sono fermati personaggi importanti come Treccani, Luigi Veronelli, Folco Quilici e Leonardo Sciascia.

L’angolo in ricordo di Ladik Incoronata, nonna di Annangela

Varcare la soglia di questa porta significa compiere un viaggio indietro nel tempo fino al ‘700, periodo in cui le donne aviglianesi – secondo una ricostruzione fatta dallo storico Pier Battista Ardoini – andavano a discutere le cause in tribunale e, soprattutto, a difendere i mariti.
Questa è la prima storia che ci racconta Annangela, descrivendoci nei minimi dettagli ogni abito esposto nel locale: lo storico abito del ‘700, la cui immagine è esposta anche nel Museo del Costume di Parigi; l’abito elegante dell’800; il vestito della brigantessa; l’abito da sposa; ma anche gli abbigliamenti più semplici che le donne usavano per sbrigare i lavori di casa.
Alcuni dei costumi esposti sono stati restaurati, mentre altri sono stati realizzati ex novo sempre da Annangela, che ha curato con estrema attenzione  e passione ogni minimo dettaglio. A fare da cornice ai bellissimi abiti ci sono i gioielli, i mobili antichi, gli strumenti e gli oggetti di vita quotidiana, tra i quali spicca la famosa balestra aviglianese, alla quale è legata una leggenda che è insieme una storia d’amore e di riscatto.
Ma ciò che completa davvero tutta l’esposizione sono le foto e gli antichi oggetti della famiglia di Annangela, perché narrano una storia vera, la sua storia, a dimostrazione che la realtà raccontata dai diversi costumi è esistita davvero.
Una storia che emoziona profondamente il visitatore e che, se non ci fossero luoghi come quello creato da Annangela, andrebbe persa per sempre.

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