Come nasce una passione

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articoloIn questi giorni, i giornali e le tv locali hanno diffuso la notizia che la carta per il Bonus Idrocarburi verrà ricaricata.
Ah, bene! Aspetta un momento… Ma dove ho messo la carta?
No… Lì no!
Di sicuro è in QUEL CASSETTO!
Tutti noi abbiamo un cassetto che è in perenne stato di disordine. Ci riproviamo e riproviamo a metterlo a posto, ma è praticamente impossibile.
Mentre ero alla ricerca disperata di questa maledettissima carta, ho trovato una cartellina piena di fogli vari, appunti e brochure. Tra questi – in una busta trasparente di quelle per archiviare i documenti – c’erano i numeri del vecchio periodico del Forum Giovanile “C63” di Filiano.
Chi se lo ricorda?
Il numero zero risale a Maggio 2008.
Quanti ricordi e quante cose sono cambiate da allora!
Mi piaceva tanto quel periodico. Si discuteva di fatti e di vicende locali, si parlava degli eventi organizzati dalle tante associazioni del paese, c’erano rubriche di libri, di musica e di cinema.
Tra le varie “firme” c’ero anche io! Forse, è stato proprio in quel periodo che ho scoperto quanto mi piacesse scrivere ed è curioso che il mio primo articolo avesse come argomento proprio il cinema, l’altra mia grande passione.
Nel numero 1 di Giugno 2008, ho trovato la mia recensione del film Gomorra di Matteo Garrone. Sebbene ci siano delle cose che oggi avrei scritto diversamente, devo dire che ho provato tanta tenerezza nel rileggerlo. È stato come tornare indietro nel tempo e rivedere la “piccola me” davanti al pc.
Oh, sono passati solo 8 anni e sono ancora giovane!!!
Ho pensato di riportare il testo così come lo avevo scritto allora, per ricordare con voi un momento importante della mia vita: il mio primo articolo pubblicato su carta stampata (anche se solo un periodico locale!)

Napoli, in sottofondo una canzone di uno dei tanti cantanti neomelodici napoletani, luci fredde al neon illuminano l’ambiente… La scena si svolge in un solarium. Alcuni uomini si dedicano alla cura del corpo, mentre altri dialogano in modo teatrale come solo i napoletani sanno fare. L’atmosfera sembra tranquilla. All’improvviso uno di quelli afferra la pistola e inizia a sparare: un lago di sangue… Una strage.
È così che inizia Gomorra di Matteo Garrone – tratto dal romanzo-reportage di Roberto Saviano – e recentemente premiato con il riconoscimento Grand Prix al 61° Festival di Cannes. A differenza del libro, che ovviamente, racconta in modo molto più dettagliato le logiche del potere camorristico, Garrone ha deciso di presentarci il tutto attraverso sei personaggi emblematici: Franco, “lo stakeholder”, l’addetto allo smaltimento illegale di rifiuti che opera per mano della camorra; Don Ciro, “il sottomarino”, colui che paga le famiglie dei detenuti affiliati al suo clan; Totò, 13 anni, che non vede l’ora di diventare grande per far parte anche lui del “sistema”; Marco e Ciro, due grandi appassionati di film di mafia che scopriranno, loro malgrado, che la realtà può essere molto peggio di come viene raccontata nei film; Pasquale, un sarto eccellente che lavora in una piccola fabbrica a nero; infine, Roberto, neolaureato e con tanta voglia di trovare un lavoro onesto.
Il regista, usando attori quasi sconosciuti – tranne, il più noto, Toni Servillo – e uno stile di ripresa che ricorda quello dei documentari (ne è un esempio la scelta di non usare la profondità di campo, per cui solo gli oggetti e le persone in primo piano risultano perfettamente a fuoco, mentre tutto ciò che accade in secondo piano resta sfuocato) è stato capace di realizzare un film intenso, crudelmente realistico, che ti sbatte in faccia tutto il degrado di una terra troppo spesso dimenticata, condannata a perire dietro le logiche del “sistema camorristico”.

[nda, Mamma mia, che periodo lunghissimo! Ragazzi non fate questo errore e ricordate che è sempre meglio usare frasi brevi e concise!]

Dopo aver visto il film ti porti dentro un peso, un’angoscia e ti chiedi come tutto questo può succedere. Ti chiedi se può esistere una soluzione. Di sicuro, fino a quando esisteranno persone come Roberto Saviano (sotto scorta da circa due anni, dopo le minacce di morte ricevute dalla camorra), che non hanno paura di raccontare e denunciare, allora possiamo continuare a sperare.

Sono passati otto anni da quando ho scritto questo articolo.
Io sono cambiata e sono cambiate molte cose intorno a me.

copertinaRoberto Saviano è ancora sotto scorta, ma continua a scrivere e io sono felice per questo. Ho letto tutti i suoi libri e lo seguo sempre con molto interesse, anche se qualche volta non ho condiviso qualche sua riflessione. Proprio oggi, ho letto che dal 10 novembre uscirà il suo nuovo romanzo La paranza dei bambini e lo comprerò sicuramente.

«Sono passati 10 anni, 10 anni in cui ho vissuto di tutto, dall’impossibilità a trovare casa all’accusa di diffamare il Paese. 10 anni in cui mi sono sentito persona poco gradita. Poco gradita non a voi, che leggete e provate empatia, ma a chi ha temuto che le mie parole e la mia stessa esistenza diffamassero l’Italia.
Grazie a chi mi è stato vicino in questi anni difficili.» Roberto Saviano

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