Lampedusa è in Europa

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Sono diversi i motivi che ci spingono ad intraprendere un viaggio.
Il desiderio di fuggire dalla monotonia della vita quotidiana, la curiosità di conoscere nuovi paesi e nuove culture e la voglia di intraprendere una nuova avventura. Il più delle volte, qualunque sia il motivo che ci spinge a partire, il viaggio è associato ad un’esperienza positiva.
Ma non per tutti è così.
In alcune parti del mondo – non così lontane da noi – il viaggio è l’unica scelta possibile, perché partire significa sfuggire a morte certa.
Parlare d’immigrazione non è mai facile, prima di tutto perché è necessario usare i termini giusti. L’italiano è una lingua straordinaria e ci fornisce una parola per ogni concetto che vogliamo esprimere, ma spesso, quando si parla di immigrazione tendiamo a confondere i vari termini e a usarli come sinonimi, quando in realtà significano cose diverse.
Facciamo un po’ di chiarezza.

Il termine extracomunitario – spesso usato, erroneamente, con una valenza negativa – indica tutte quelle persone che risiedono in paesi che non fanno parte dell’Unione Europea. Un cittadino statunitense è un extracomunitario ma, chissà perché, non lo definiamo mai cosi!

A migrant shouts a slogan as he wears a Tee Shirt with the message, "Open The Way" as he stands on the seawall at the Saint Ludovic border crossing on the Mediterranean Sea between Vintimille, Italy and Menton, France, June 14, 2015. On Saturday, some 200 migrants, principally from Eritrea and Sudan who attempted to cross the border, were blocked by Italian police and French gendarmes. REUTERS/Eric Gaillard - RTX1GG1X
REUTERS/Eric Gaillard – RTX1GG1X

Il richiedente asilo è colui che è fuori dal proprio paese e, in un altro Stato, presenta domanda di asilo per il riconoscimento dello status di rifugiato o per ottenere altre forme di protezione internazionale.

Il rifugiato è colui che – come stabilisce l’art.1 della Convenzione di Ginevra del 1951 – “temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o ad opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui ha la cittadinanza, e non può o non vuole, a causa di tale timore, avvalersi della protezione di tale paese.”

Un beneficiario di protezione umanitaria è colui che – non avendo diritto a nessuna delle forme di protezione internazionale sopra citate – necessita comunque di una forma di protezione e/o assistenza in quanto, ad esempio, particolarmente vulnerabile sotto il profilo medico, psichico o sociale, o che non può essere rimpatriato per altri motivi.

Una vittima della tratta è una persona che non ha mai acconsentito ad essere condotta in un altro paese o, se lo ha fatto, ciò è stato reso nullo dalle azioni coercitive e/o ingannevoli dei trafficanti o dai maltrattamenti praticati o minacciati ai danni della vittima.

Un migrante irregolare – definito erroneamente ‘clandestino’ – sceglie di lasciare volontariamente il proprio paese d’origine per cercare un lavoro e migliori condizioni economiche altrove. È, però, una persona che è riuscita ad entrare in un altro paese eludendo i controlli alla frontiera, oppure è entrato regolarmente con un visto turistico e vi è rimasto dopo la scadenza del visto d’ingresso (diventando un cosiddetto ‘overstayer’) o ancora, non ha lasciato il territorio del paese di destinazione a seguito di un provvedimento di allontanamento.

Poi ci sono anche i flussi migratori misti, che sono flussi composti da migranti economici, richiedenti asilo e rifugiati, che si muovono in maniera irregolare, spesso usando le rotte e i mezzi di trasporto gestiti dalle bande criminali che da queste attività traggono grandi profitti.

La maggior parte dei migranti che arrivano in Europa – o almeno ci provano – provengono dalla Siria, dal nord Africa (ma anche dal Sudan, dall’Eritrea e dalla Nigeria) altri, invece, arrivano dall’Afghanistan e dal Pakistan e sono, il più delle volte, richiedenti asilo.
Purtroppo – i vari fatti di cronaca ne sono la testimonianza – l’Europa non è ancora riuscita a risolvere il problema della gestione dei flussi migratori e i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, come l’Italia, la Grecia e la Spagna vengono, spesso, lasciati soli a gestire le emergenze sempre più frequenti.

Oggi, ricorre la prima Giornata Nazionale in memoria delle vittime di immigrazione (legge n. 45 del 21 marzo 2016) “per conservare e rinnovare la memoria di chi ha perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro Paese per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria”. La scelta del 3 ottobre non è casuale e fa riferimento al naufragio avvenuto al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013, nel quale morirono 366 migranti.
L’articolo 2 della suddetta legge, stabilisce anche che su tutto il territorio nazionale vengano organizzati incontri, cerimonie e iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica alla solidarietà civile, al rispetto della dignità umana e del valore della vita, all’integrazione e all’accoglienza.
Il disegno di legge fu presentato alla Camera un mese dopo i fatti di Lampedusa e in Senato arrivò alla vigilia della strage del 18 aprile 2015, quando altre 800 persone annegarono nel Canale di Sicilia.

6a00d83451654569e201b8d1a8a7ea970c-300wiServirà a qualcosa tutto questo?
Di sicuro, è positivo che si inizi a discutere sul tema per cercare di trovare una soluzione concreta e a lungo termine. Magari, cercando di sensibilizzare e coinvolgere di più anche quelle parti d’Europa, che non ritengono che la “questione migranti” sia un loro problema.
Questa sera, su rai 3, andrà in onda in prima serata il film Fuocoammare (2016) del regista Gianfranco Rosi. Il documentario, che racconta la situazione dei migranti a Lampedusa, ha ricevuto l’Orso d’oro come Miglior Film al Festival di Berlino 2016 e rappresenterà l’Italia agli Oscar 2017 nella categoria Miglior Film in lingua straniera.
Una vetrina importante, quella dell’Academy Award, che permetterà di porre il problema della gestione dei migranti all’attenzione di una platea internazionale.

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