La Basilicata? Ah, la terra dei briganti!

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Oggi, mentre stavo facendo una ricerca per un lavoro, mi sono imbattuta in un brano del libro Eroi e briganti (1946) di Francesco Saverio Nitti.
12998473_10153657383933981_1211853212561441334_nNon so per quale motivo mi abbia colpito così tanto, fatto sta che mi sono sentita coinvolta!
Quella del brigantaggio è una storia complessa e controversa – storici e studiosi hanno scritto saggi e discusso a lungo sulla questione – ma, comunque la si pensi, si tratta di un capitolo della nostra storia che non può essere dimenticato.
La fame di terra mai appagata, l’oppressione sociale, lo sfruttamento economico da parte della nobiltà fondiaria di tipo feudale e della borghesia agraria, le gravi crisi politiche della società meridionale tra il 1860 e il 1861, furono tutti fattori che determinarono la diffusione del brigantaggio nell’Italia meridionale.
Nel corso degli anni, il brigantaggio si caratterizzò come un fenomeno di protesta sociale e interessò gran parte del territorio della Basilicata, che – come ricorda Padre Carlo Palestina – si rivelò un ambiente adatto al persistere di questo fenomeno: terra di conquiste, di spoliazione, di saccheggi e terra idonea a generare condizioni di asservimento e al mantenimento di un popolo in stato di soggezione e di oppressione.
Riporto qui sotto quello che scrisse Nitti al riguardo:

L’anno scorso, in luglio, io ero a Strasburgo, nella solenne città dei Nibelunghi sacra pur nella leggenda al dissidio e alla guerra.
E nella gentile ospitalità della famiglia di uno scienziato tedesco, si discuteva, la sera, della Germania e dell’Italia, dello stato sociale dei due paesi e di scienza e d’arte, per quella strana curiosità che i paesi del sole svegliano sempre nelle genti del Nord, le fanciulle soprattutto non mi chiedevano che del Mezzodì.
«Che nome ha la terra in cui siete nato?» mi domandò una vecchia signora che, nei suoi giovani anni, era stata nel Mezzogiorno d’Italia.
«Sono di Napoli» risposi.
«Proprio di Napoli?»
«No, di una terra ancora più meridionale, della Basilicata»
La mia provincia, sopra tutto quando ha il nome attuale, ha una storia di assai mediocre interesse per la civiltà. Mi accorsi che il nome riusciva nuovo e volli precisare.
«È una terra molto grande, grande per la terza parte del Belgio, grande più del Montenegro: non ha città fiorenti, né industrie. La campagna è triste e gli abitanti sono poveri. È bagnata da due mari e l’uno e l’altro hanno costiere assai malinconiche; d’intorno ha le Puglie, i Principati e le Calabrie.»
I nomi di queste terre dovettero produrre una certa impressione, poiché la mia interlocutrice non mi fece quasi finire.
«Il vostro» mi disse «se è tra la Calabria e le Puglie, dev’essere il paese dei briganti!»

Insomma… Anche all’illustre Francesco Saverio Nitti è capitato di incontrare qualcuno che non conosceva la Basilicata!
Ma la Basilicata esiste! Eccome se esiste!
Senza dubbio molte cose nella nostra regione sono cambiate dall’epoca di Nitti!
Però la storia, la storia del nostro territorio, è parte di quello che siamo e di quello che potremmo diventare in futuro…
Perciò, è giusto ricordarla ogni tanto!

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