La Pasqua e i suoi simboli

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salvaagnello2Quest’anno mi sono fatta coinvolgere dai numerosi post animalisti che circolano sul web. Uno fra tutti è quello che vedete qui a fianco… Ora, non so se mi ha fatto più tenerezza l’agnellino, oppure il tipo che lo tiene in braccio… Fatto sta, che questa pubblicità ha avuto effetto su di me!
Perciò, mi sono fatta coraggio e ho chiesto a mia madre: «Mamma, perché per il pranzo di Pasqua quest’anno non prepariamo qualcosa di diverso? Ad esempio, potremmo evitare di cucinare l’agnello.»
Mia madre, dopo avermi guardata come se avessi appena bestemmiato, mi ha risposto: «Maria, a Pasqua si mangia l’agnello. È tradizione!»
Dopo aver incassato questa sconfitta, ho iniziato a pensare:
Perché è tradizione mangiare l’agnello a Pasqua? E le uova di cioccolato? E perché nella pubblicità di cui parlavo prima hanno usato un modello a torso nudo? No, vabbè, mi sono distratta… Questo non c’entra niente!
Tornando ai simboli della Pasqua, per capirci di più, ho deciso di fare una piccola ricerca ed ecco cosa ho scoperto.

Che cos’è la Pasqua?
La Pasqua è la principale solennità cristiana e celebra la resurrezione di Gesù, il terzo giorno dopo la sua morte in croce.

Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è resuscitato il terzo giorno secondo le Scritture.
Prima lettera ai Corinzi, (15,3-4)

Per comprendere appieno il significato della Pasqua cristiana è necessario fare riferimento alla Pasqua ebraica. Infatti, non dimentichiamo che Cristo era ebreo e, dunque, le radici cristiane affondano, inevitabilmente in quella cultura.
La Pesach (pasa’ in aramaico) – la Pasqua ebraica – celebra la liberazione di Israele dalla schiavitù sotto gli egiziani e l’inizio di una nuova libertà con Dio verso la Terra Promessa.
Il termine Pesach, significa “passare oltre”, “tralasciare” e fa riferimento al sacrificio riportato nella Decima Scrittura: l’angelo di Dio vide il sangue dell’agnello sulle porte delle case di Israele e passò oltre, colpendo solo i primogeniti maschi degli egiziani, compreso il figlio del Faraone (Esodo, 12,21-34). Questo permise al popolo ebraico di fuggire dalla schiavitù dell’Egitto attraverso il Mar Rosso e di incamminarsi verso la Terra Promessa. La Pasqua ebraica dura sette giorni e in questo periodo gli ebrei ortodossi consumano pane azzimo (senza lievito) – come fece il popolo ebraico durante la fuga dall’Egitto – e i pasti sono preparati e serviti usando stoviglie riservate strettamente a questa ricorrenza.
Con il cristianesimo la Pasqua ha acquisito un nuovo significato, indicando il passaggio da morte a vita per Gesù Cristo e il passaggio a vita nuova per i cristiani liberati dal peccato con il sacrificio sulla croce e chiamati a risorgere con Gesù. Perciò, la Pasqua cristiana è detta “Pasqua di risurrezione”, mentre quella ebraica è “Pasqua di liberazione” dalla schiavitù d’Egitto.

A Pasqua si mangia l’agnello! Perché?
Ancora una volta bisogna partire dalla tradizione ebraica. Nell’antichità, i popoli del Vicino Oriente praticavano diversi riti agrari: l’offerta di primizie e il sacrificio dei primi nati del bestiame, per celebrare l’avvento della primavera e la fecondità del gregge.
La religione ebraica assegnò, poi, un nuovo significato al sacrificio dell’agnello, che veniva mangiato insieme alle erbe amare e al pane azzimo, per ricordare il passaggio del Signore, che colpì con la morte i primogeniti dell’Egitto e liberò, invece, gli Ebrei.

Il sangue sulle vostre case sarà il segno che voi siete dentro: io vedrò il sangue e passerò oltre, non vi sarà per voi flagello di sterminio, quando io colpirò il paese d’Egitto.
Esodo 12, 12-13

Il Profeta Isaia utilizzò l’immagine dell’agnello, vittima innocente offerta per riscattare i peccati del popolo d’Israele, in riferimento alla figura del Messia, presentato come il servo sofferente di Yahweh, che avrebbe liberato Israele e gli altri popoli assumendo su di sé i loro peccati.

Il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti […] era come un agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori.
Isaia 53, 6-7

Nella cultura cristiana, a Pasqua, è tradizione mangiare l’agnello, perché nella sua simbologia ci ricorda il sacrificio di Gesù in croce e la sua passione.
Questo è particolarmente chiaro nell’Ultima Cena, quando Gesù preannuncia ai discepoli la sua morte. Egli distribuì ai discepoli il pane e il vino, identificandoli con il proprio corpo e il proprio sangue: «Prendete e mangiate: questo è il mio corpo. Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti in remissione dei peccati». In questo episodio del Vangelo, l’identificazione di Gesù come l’agnello di Dio è chiara ed evidente.

Perché regaliamo le uova di cioccolato?
uova-pasquaL’uovo è il simbolo della vita che nasce. Nell’antichità alcuni popoli pagani usavano celebrare l’arrivo della primavera regalando uova vere colorate e decorate, come simbolo di fertilità e di eterno ritorno alla vita. Il cristianesimo recepì molti di questi simboli pagani. Non è un caso, infatti, che la Pasqua si festeggia proprio nella prima domenica successiva al plenilunio che segue l’equinozio di primavera: il giorno in cui si compie il passaggio dalla stagione del riposo dei campi a quella della nuova semina.
Nella Pasqua cristiana, l’uovo diventa il simbolo di rinascita non più solo della natura, ma dell’uomo stesso.
Dalle uova vere decorate si è passato, più di recente, alle uova di cioccolato: il guscio dell’uovo rappresenta la tomba dalla quale Gesù uscì vivo.

Alla Pasqua, però, sono legati numerosi altri simboli. Come, ad esempio, il fuoco (trionfo della luce sulle tenebre), il cero pasquale (simbolo di Cristo, vera luce che illumina ogni uomo) e l’acqua (il mezzo attraverso il quale si compie il Battesimo).
Ma per parlare di questi ci vorrebbe una ricerca più approfondita, magari interpellando qualche esperto del settore religioso/teologico.

Non so a voi, ma a me è venuta voglia di cioccolato!
Auguri sinceri di Buona Pasqua a tutti voi!

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