Sessantatreesimo anniversario dell’autonomia del Comune di Filiano

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fil3Dopo la soppressione delle Province si sta iniziando a parlare di accorpamento dei piccoli comuni al di sotto di 5.000 abitanti. Filiano è un comune della Basilicata di circa 3.000 abitanti e il primo gennaio di quest’anno c’è stato il 63° anniversario della sua autonomia dal Comune di Avigliano. Abbiamo pensato che potrebbe essere utile ricordare come si è arrivati a questo traguardo, perciò riproponiamo la testimonianza che Angelo Raffaele Pace, presidente del Comitato Promotore per l’autonomia comunale, rilasciò nel 2002 in occasione del 50° anniversario.

Nel 1946 ci furono le prime elezioni amministrative nel comune di Avigliano, dopo il fascismo. Furono presentate due liste: una socialcomunista e una di centrodestra. Di fronte al problema di istituire a Filiano e Lagopesole (frazioni più grandi del territorio comunale) gli uffici dell’anagrafe per risparmiare ai cittadini delle zone rurali il sacrificio di recarsi ad Avigliano per un semplice certificato, la lista di centrodestra non intese assumere impegni, mentre quella di sinistra lo appoggiò e ne fece uno dei punti più forti del suo programma. L’esito della battaglia elettorale favorì la sinistra.
Nella seduta comunale con all’ordine del giorno l’istituzione dell’anagrafe a Filiano e Lagopesole, però, l’esito della votazione sull’argomento fu negativo. Visto il voltafaccia dei consiglieri comunali, si scatenò la protesta e il malcontento verso Avigliano aumentò sempre di più. Fu così che si sviluppò un movimento di separazione da Avigliano.
Un gruppo di insegnati di Filiano, nel luglio dello stesso anno, decisero di recarsi a Potenza per informarsi su come separarsi da Avigliano. L’avvocato Domenico Valentini, al quale si rivolsero, disse loro di farsi appoggiare da un uomo politico, poiché la questione sarebbe diventata politica. La soluzione era chiara: l’unica autorevole personalità adatta al caso era l’Onorevole Vito Reale, nativo di Viggiano, avvocato, liberale della corrente di Nitti, eletto alla Camera dei Deputati nel 1919 e nel 1921, ministro degli Interni nel primo governo dopo la caduta del fascismo e da poco eletto all’Assemblea Costituente. L’On. Reale rispose che avrebbe sposato volentieri la loro causa, poiché conosceva bene la laboriosità degli abitanti della zona, ma spiegò che erano necessari tre requisiti: non meno di tremila abitanti, almeno dieci chilometri di distanza da Avigliano e il consenso della maggioranza dei contribuenti. Bisognava informarsi bene, quindi, e istituire un comitato. Inoltre era necessario agire di nascosto da Avigliano, senza agitare la popolazione di Filiano facendole temere rappresaglie del sindaco. Era necessario, inoltre, costituire un comitato esecutivo e propagandistico che fu chiamato Comitato Consultivo, che doveva essere ristretto a gente fattiva, ma anche riservata per evitare l’avversione dei consiglieri socialcomunisti locali che potevano ostacolare il piano per appoggiare l’amministrazione comunale che era dello stesso colore politico. Il Comitato Consultivo, quindi, bisognava sceglierlo specialmente tra i democristiani, gli altri non impegnati e i reduci che frequentavano la locale sezione. Si decise, inoltre, che la decisione doveva escludere Lagopesole, giacché lì risiedeva una maggioranza socialista, ma anche perché loro non sentivano il bisogno dell’autonomia, collegati com’erano con Avigliano a mezzo della ferrovia. Bisognava abbracciare la zona da Piano del Conte a Scalera, Sterpito, Monte Caruso, comprendendo la Valle di Vitalba con Dragonetti, Iscalunga e Inforchia. I consiglieri da aggiungere al Comitato Direttivo bisognava che fossero anche di quelle località.
C’era, però, un altro ostacolo da superare: come informare la cittadinanza evitando che gli avversari ostacolassero la raccolta firme? Fu istituito, così, un “gruppo d’avanguardia”, che avrebbe dovuto informare i futuri firmatari di quello che si intendeva fare. Quindi la raccolta firme doveva essere a sorpresa per evitare che gli avversari avessero il tempo di dissuadere coloro che avevano già capito il valore dell’autonomia comunale. Il piano delle avanguardie fu realizzato a meraviglia, grazie agli attivisti di Filiano, i quali erano tutti di carattere forte, decisi e fiduciosissimi di farcela. Dopo aver ottenuto le firme necessarie, la pratica fu consegnata al Prefetto. Nei mesi successivi continuò il boicottaggio da parte di Avigliano.
Nonostante l’ostruzionismo, il 10 marzo 1951 il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi firmò, su proposta del ministro degli Interni Mario Scelba, il decreto istitutivo del Comune di Filiano. Dopo la normale prassi giuridica, il decreto fu pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 13 settembre 1951.
Il 1° gennaio 1952 il comune divenne pienamente operante e il primo consiglio comunale di Filiano poté finalmente insediarsi l’8 giugno 1952, dopo ben sei anni dall’inizio della lotta per l’autonomia.

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